Descrizione Progetto

BUENOS AIRES


Punto di partenza per un viaggio in Argentina è sempre Buenos Aires, una città enorme, quanto mai varia, che si reinventa continuamente. Nel nostro immaginario collettivo i suoi simboli sono il tango, il calcio, le dittature del Novecento, il populismo e i default finanziari. Devo dire che nessuno di essi risulta immediatamente percepibile: sono solo aspetti della storia di una città e di una nazione.

Occorre sottolineare, invece, che un italiano in questa città si sente subito a casa: gran parte della popolazione vanta origini italiane e molti sono contenti di esprimersi nella nostra lingua.
Buenos Aires è divisa in barrios, diversissimi tra loro, da la Boca e San Telmo, i più antichi e popolari, a Palermo e Recoleta, i più esclusivi.
Palermo è la zona verde, con grandi arterie paragonabili ai boulevard di Parigi Abbiamo passeggiato volentieri nel Jardin botanico e nel Jardin japones, oltre che nel Parque “ Tres de febrero.”
La Recoleta, altra zona esclusiva, vanta il famoso cimitero, un grande centro culturale aperto a tutti e la Basilica di Nuestra Senora del Pilar
Nel cuore della città, invece, abbiamo individuato due luoghi simbolo: il Caffè Tortoni, che rappresenta bene la tradizione, e il Centro culturale Kirchner, il più grande dell’America latina. La sua architettura, modernissima e ardita, è frutto della ristrutturazione di quello che era il vecchio edificio delle poste.
Il fermento all’interno è notevole: ogni giorno ci sono in programma mostre, incontri, dibattiti, spettacoli. Dà bene l’dea della vita culturale della città.
Citerei anche la libreria Ateneo Grand Splendid, enorme, splendida davvero, ricavata nell’edificio di un teatro

Il Parco della terra del Fuoco e il Canale del Beagle

Ushuaia, 54°47’59” di latitudine sud, 3000 km da Buenos Aires,1000 km. dall’Antartide e 14.000 km. da Milano .
Posta sulla costa meridionale della Isla Grande della Terra del Fuoco, è la città più australe del mondo. Più a sud, sull’Isla Navarrino, c’è solo Puerto Toro,un villaggio con solo 100 residenti. Ci è rimasta nel cuore la splendida vista sulla baia dal “Mirador “ dell’albergo:sullo sfondo le montagne del Cile con i ghiacciai che arrivano quasi al mare.

Nelle notti del solstizio d’estate la luce si intravede anche nelle ore notturne: il sole non scende mai completamente sotto l’orizzonte-
Mare, montagne, ghiacciai, boschi, foreste di faggi australi: uno spettacolo unico.
Col senno di poi, avremmo voluto avere più tempo da dedicare al Parco della Terra del Fuoco che offre infinite possibilità di trekking in una natura selvaggia e incontaminata. Di qui è possibile arrivare in barca a Capo Horn e di lì, in nave, si può raggiungere l’Antartide.

NAVIGANDO LUNGO IL CANALE DEL BEAGLEAbbiamo avvistato due balene che si rincorrevano davanti alla nostra barca.
L’isla de los lobos offre uno spettacolo unico di leoni marini e cormorani .
Poi si giunge al famoso faro, Il faro “Les Eclaireurs”, detto faro “del fin del mundo”.
Viene spesso confuso con il faro “San Juan de Salvamento, nell’isola de Los Estados.
• I PRIMI ABITANTI
Appartenevano alle tribù Selknam e Yamani. Usavano accendere grandi fuochi, per cui Magellano chiamò la loro terra “Terra del fuoco”. Darwin li osservò e li studiò.
Dopo il contatto con gli Europei, si nota un’evoluzione nei loro costumi, ma anche un lento processo di estinzione, dovuto soprattutto alle malattie virali portate dai conquistatori, per le quali essi non avevano gli anticorpi.

ATTRAVERSO LA PATAGONIA
da Ushuaia a Puerto Natales, in Cile, per raggiungere Il Parco nazionale delle Torri del Paine
• 882 chilometri in un sol giorno,attraverso un paesaggio boscoso per i primi 100 , sull’Isla Grande, poi steppa, solo steppa. Viene in mente “ Desolacion “ della poetessa cilena Gabriela Mistral :
• “ la bruma spessa, eterna,…..
• la terra nella quale venni non ha primavera
• ….il vento fa alla mia casa la sua ronda “
E così fino allo stretto di Magellano, che abbiamo attraversato con un traghetto : un mare grigio come il cielo,un vento forte, ,talora violento : come doveva essere nell’ottobre del 1520 ,quando tre navi attraversarono il passaggio oggi noto col nome del capo della spedizione , che, per prim,o affrontò la circumnavigazione del globo terrestre.

CIELI AUSTRALI
• Durante il tragitto da Punta Arenas a Puerto Natales, quando ormai stava scendendo la notte, da un lato si vedeva ancora un rossore diffuso ,e dall’altro una luna piena nel cielo terso, concavo, come appare a queste latitudini .Quando ormai era già notte,con la luna dietro le nostre spalle, crediamo di aver visto brillare le stelle della Croce del Sud: un’emozione.

PARCO NAZIONALE DELLE TORRI DEL PAINE PATAGONIA CILENA
DA PUERTO NATALES ALLE TORRI
Dopo un viaggio di cento chilometri nella steppa patagonica, accompagnati da qualche raro animale selvatico ( guanachi e nandu ) e con un continuo susseguirsi di fattorie con mucche al pascolo, giungiamo all’ingresso del Parco. Le distanze sono enormi , grandi laghi glaciali ci accompagnano per tutto il percorso, finché giungiamo in vista delle famose Torri del Paine che vediamo con le cime avvolte in una nuvola
• Di questi paesaggi ci stupisce l’immensità. Lo sguardo spazia tra fiumi, laghi, montagne e ghiacciai che proseguono per 300 chilometri e si congiungono al Parco de Los Glaciares, in Argentina . Essi costituiscono nell’insieme la terza riserva di acqua dolce al mondo,dopo Antartide e Groenlandia.

PARCO DEI GHIACCIAI DEL SUD: PERITO MORENO
• Lasciamo le Torri del Paine e ritorniamo in Argentina. Il paesaggio è nuovamente arido,ma, dopo circa quattro ore di viaggio per strade a volte sterrate e con incredibili cartelli fai da te per indicare la direzione, scorgiamo le prime case di El Calafate ed il Lago Argentino .
• Il nostro albergo, una tipica Hostaria, è lontano dal centro, ma davanti al grande lago e ad una interessante riserva faunistica,che raggiungiamo nel pomeriggio, a piedi. Anche questo albergo, nel quale prevale la tradizione della Patagonia,ha un magnifico “ Mirador “che si affaccia sul più grande lago dell’Argentina.

Da El Calafate , con una strada che costeggia il grande lago, giungiamo al ramo sul quale si estende il famoso Perito Moreno: è patrimonio dell’umanità, certamente il più visitato, anche se ci sono ghiacciai più imponenti e solitari che si affacciano sul Lago Argentino, come lo Spegazzini e l’Upsala.
• Il Perito Moreno è quello più facilmente raggiungibile, sia via lago che con percorso via terra.
• Ha una lingua anteriore lunga cinque chilometri, che avanza di circa due metri al giorno. Sul fronte del ghiacciaio, alto circa 60 metri, ci sono continui crolli, che sollevano grandi spruzzi d’acqua e ghiaccio , ben visibili dal percorso di trekking davanti al ghiacciaio.

SULLA RUTA 40 VERSO IL FITZ ROY
DA EL CALAFATE A EL CHALTEN
Da El Calafate, andando verso El Chalten, si imbocca la leggendaria “Ruta 40 “ raccontata da Bruce Chatwin , che in più di 5.000 chilometri percorre tutto il continente australe, attraversando parchi, fiumi, passi andini, laghi e lagune . Lo spettacolo è particolarmente bello quando davanti ai nostri occhi intravediamo le sagome del Fitz Roy e del Cerro Torre. Stiamo raggiungendo il paradiso per gli amanti del trekking .

DA EL CHALTEN AL FITZ ROY

El Chalten non è che un villaggio ai piedi delle montagne, ma perfettamente attrezzato per accogliere tutti i camminatori che giungono qui per avventurarsi nel Parco dei Ghiacciai Nord. A El Chalten c’è un efficiente ufficio del Parco da cui parte il sentiero del Fitz Roy.
Miriadi di sportivi ci avevano parlato del faticoso approccio a queste montagne,
spesso avvolte in nuvole grigie e raggiungibili attraverso difficili percorsi spazzati da venti gelidi e piogge violente.
Ebbene, noi siamo stati baciati dalla fortuna: le molteplici torri del “ Figlio del Re “, e il dente aguzzo del Cerro Torre ci sono apparsi in tutta la loro maestosità in un cammino tra canyon e laghi, boschi e “ miradores “: qui c’è tutto quello che può far felice chi ama la montagna. I colori del bosco erano già tendenti alla sfumatura del giallo e del marrone. Immaginiamo come potrà essere la tavolozza nel pieno dell’autunno australe: una meraviglia.
Qualcuno, guardando le foto, potrà osservare che ci sono cime alpine altrettanto suggestive: è vero, ma ciò che fa la differenza, e che vale il viaggio, è che ci sono cieli immensi, paesaggi infiniti a perdita d’occhio in cui l’aspetto selvaggio,” wild “, come si dice, è assolutamente dominante.
L’uomo percorre religiosamente questi sentieri come ospite pieno di meraviglia . Diciamo l’uomo, non il turista, perché, finalmente, qui le comitive distratte del mordi e fuggi non si avventurano ed è bene che sia così.

IL RITORNO AI TEMPI DEL CORONAVIRUS
La visione delle cime del Fitz Roy ci è rimasta nel cuore, ultimo regalo della Patagonia prima del grande trambusto per il difficile ritorno, ai tempi del coronavirus. L’ultima giornata all’Hostaria di El Calafate, in attesa della navetta per l’aeroporto, l’abbiamo trascorsa nel mirador, guardando il grande Lago Argentino. La gentilissima Amalia, di Destinos Australes, ci ha accompagnato fino al momento del check in: non dimenticheremo il suo sorriso e il suo desiderio di supportarci in tutto, all’inizio del nostro lungo viaggio

Poi eccoci di nuovo a Buenos Aires. Abbiamo trascorso l’ultimo pomeriggio tra parchi e giardini nel quartiere di Palermo. Ma ormai l’atmosfera era diversa: malinconia di fine estate nell’aria e cartelli non proprio confortanti nei giardini giapponesi; era ora di tornare. Non ci siamo goduti del tutto il magnifico terrazzo del “ Dazzler Palermo “ in cui abbiamo dormito l’ultima notte, né la lussuosa colazione del mattino: noi unici ospiti ai tavoli! Poi è arrivato il mitico Daniel che ci aveva accompagnato 4 volte avanti e indietro all’aeroporto per cercare il volo di ritorno.
Finalmente all’aeroporto è comparso sul quadro delle partenze il nostro volo, l’ultimo per l’Europa!
Atmosfera inquietante sull’aereo di Air Europa, che doveva portare 300 persone con l’ultimo volo possibile dall’Argentina. Poi la lunga attesa a Madrid, una delle zone rosse del coronavirus ; conserviamo il messaggio mandato agli amici e intitolato “cronache dei tempi di guerra “. Inganniamo la lunga attesa aggirandoci in un aeroporto che pare in disuso; per pranzo eleganti panini preconfezionati presi dalle macchinette, poi un ultimo riposino, mollemente distesi nella zona delle boutique di lusso completamente serrate.
E dopo un breve, ultimo, confortevole volo da Madrid a Zurigo, con vista sulla catena alpina, finalmente sulla via di casa.
Ci aspettava un’Italia in pieno lockdown.

Articolo di Adriana Astolfi

Copyright photo: Adriana Astolfi

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